Come promesso, voglio mettere la massima cura e attenzione per quello che mi scriverete, per le vostre idee, dubbi, critiche che vorrete portare a questa trasmissione. Intanto, se aveste perso la prima puntata de “L’Era dei Robot”, la trovate qua.
Poi ecco qualche mail o sunto delle medesime che avete mandato (continuate) a eradeirobot@radio24.it
Grazie ad Andrea, che fa i complimenti, ma dice che il limite del mezzo radiofonico è il non poter far vedere le macchine in azione. Sono d’accordo, posso provare a supplire con qualche post su questo blog, ma sono certo di non avere la costanza necessaria. Mi avessero dato una TV…
Alessandro Ranellucci mi ricorda che c’è anche una fitta comunità di persone che lavora fuori dalla robotica “ufficiale”. Sono i cosiddetti makers. Scrive tra l’altro: “La novità è che oggi la robotica non è più solo attività di ricerca universitaria o industriale, ma è alla portata di tutti grazie ad un cambio di paradigmi: primo su tutti la crescente prevalenza del software sull’elettronica e sulla meccanica (è qui la rivoluzione di Arduino, ma anche quella dei bracci meccanici ecc.); in altre parole con una più complessa intelligenza software si può ovviare alle imperfezioni dell’hardware e quindi ridurne il costo, perché la macchina diventa più capace di adattarsi continuamente anche ai suoi limiti”. E’ un ottimo spunto.
Vincenzo mi scrive che, pur rendendosi conto del maggiore impatto che ha l’espressione “robot”, il vero tema è quello dell’Intelligenza Artificiale: “I robot – aggiunge – sono uno stereotipo con cui ti troverai a combattere, perché l’immaginario collettivo è abituato a percepirli in maniera tendenzialmente negativa (e il cinema consolida questa percezione continuando a tirar fuori film in cui il robot di turno uccide il suo creatore, come il recente Ex Machina”. E poi mi segnala una serie di ottimi link, a partire da questo, con il quale ci si possono fare molte idee generali e specifiche, oltre che Singularity Hub (lo conoscevo, Vincenzo, e lo consiglio anche io).
Un collega di un ufficio stampa, poi, facendo giustamente il suo mestiere e proponendomi dei suoi clienti, dice che il suo lavoro si presterà facilmente ad essere automatizzato. Spero di no per lui, la mail era molto carina.
Cristina segnala questi podcast, in particolare il terzo, nel quale si spiega come Watson (la macchina IBM che ha stracciato, dopo una fase di apprendimento, i partecipanti ad un quiz televisivo) e i Cognitoys possono essere utilizzati per insegnare ai bambini: “Mi ha lasciata senza parole e con grandi interrogativi sul futuro dell’educazione e come cambia la narrazione condivisa tra genitori e figli in un’era di estrema personalizzazione della fruizione dei contenuti”, scrive.
Da padre di tre figli, non posso che concordare. Continuate a scrivere a eradeirobot@radio24.it , anche per dare il nome alla voce robotica che mi accompagna. Per ora avete aderito solo in due
Giorgio, che visto che la trasmissione si chiama “L’Era dei Robot”, propone Era
Andrea, che propone il nome Sdrucciola, perché è fastidiosa